martedì 17 marzo 2009

Viaggio a 180° esperienze di sola andata...

L'associazione "Non andremo mai in TV..."
è lieta di invitarvi all'inaugurazione della manifestazione
Viaggio a 180° esperienze di sola andata... 
tra retrospettive ed anticipazioni di sane politiche...
che si terrà Giovedì 19 Marzo 
presso la sede del Quartiere Savena, V. Faenza 4, alle ore 18.30

Cena Patasarriba - Orti, marzo 2009 - 03



Cena Patasarriba - Orti, marzo 2009 - 02





Cena Patasarriba - Orti, marzo 2009 - 01





venerdì 6 marzo 2009

Cena a sostegno di Patasarriba

Sabato 14 marzo alle ore 18,30
presso Centro Orti Anziani
Via Bel Poggio 1/e - Imola (BO)
Cena a cura del gruppo gastronomico
I Polentari di Tossignano

Cena a euro 12,00

Prenotazioni: 338/3874547 (Ennio)

Tutti insieme appassionatamente: manifestazione conclusiva

L’appuntamento è all’incrocio fra Avenida 9 de Julio e av. De Majo, a una ventina di minuti a piedi dal nostro albergo.

Sabato pomeriggio: è la manifestazione finale, quella dove ci saremo tutti, noi italiani e i vari gruppi e associazioni che abbiamo incontrato in questi giorni.

Qualcuno si è dato appuntamento con qualcun altro che ha conosciuto in  questi  nove giorni di Argentina, noi emiliani decidiamo di andarci tutti insieme.

Quasi tutti hanno  bandiere o cartelli.

Io vado con Daniela, Tiziana e Cristina. Annamaria è troppo stanca per fare tutta quella strada a piedi: la cosa le costa per via del ginocchio che le fa male. Dopo un poco però perderò di vista le altre e continuerò a marciare con Cristina.

Passiamo davanti all’incrocio del ristorante Oriente dove mangiamo da un po’ di giorni, con i suoi lavori in corso e i suoi bambini di strada che spesso ci chiedono l’elemosina: una delle note più laceranti dell’intero viaggio.

Il concentramento ci mostra subito cosa ha significato il viaggio per i nostri amici argentini e le realtà che abbiamo contattato in questi giorni: oltre agli altri gruppi italiani, tutti presenti, c’è tanta gente, di tutti i tipi, dagli operatori agli utenti. E’ una specie di sintesi dei partecipanti multinazionali a Patas Arriba.

Gli argentini sono presenti con tutta la forza e il “colore” dello spirito latinoamericano. Maschere, cartelli palloncini, strumenti musicali e canti

Una nota a margine: nei giorni che siamo stati a Buenos Aires abbiamo visto manifestazioni di protesta quasi tutti ti giorni, ora in centro ora in altri quartieri della città: manifestazioni con tanto di mega ingorghi di traffico, colorate e vocianti, sulla casa o sul lavoro, ci è sembrata una situazione politica molto vivace. A chi come noi viene da lontano fa pensare che gli argentini si stanno riprendendo le strade dopo gli anni bui della dittatura, rievocati così bene da “Las madres” nei racconti che ci hanno fatto.

Io e Cristina continuiamo a salutare facce che stanno diventando familiari e nuovi amici, a un certo punto il corteo prende forma e parte e noi ci lasciamo trascinare dallo spezzone dei tamburi: un folto gruppo di ragazze con dei grandi tamburi che suonano, cantano e camminano fra balli e saltelli.

Da quel momento la musica diventa per me l’elemento dominante della situazione: ballo e canto anch’io. La musica e l’elegante energia dei giovani corpi danzanti.

Il tempo, incerto e spesso nuvoloso in questi ultimi giorni in cui acquazzoni tropicali hanno smorzato la calura dei giorni precedenti, si fa minaccioso, ma nessuno ci fa caso. Comincia a piovere. Ancora nessuno pare farci caso finché la pioggia non diventa temporale, un rovescio che in un attimo sbaraglia i cartelli e inzuppa gli striscioni. Le ragazze continuano imperterrite a suonare mentre io penso alla sorte dei tamburi infraciditi.

La furia della tempesta rende impossibile procedere nella strada allagata fino alle caviglie quando la folla comincia a cercare un inutile riparo sotto delle impalcature. Qualcuna continua a suonare ma la cosa diventa ben presto impossibile.

Con Cristina ci guardiamo preoccupate: restiamo in attesa che il temporale si attenui o ci avventuriamo verso casa? Acqua per acqua, non ci pare che ci bagniamo di più se torniamo che se restiamo, e ormai fradice come siamo cominciamo a tremare dal freddo, così decidiamo di tornare.

Il ritorno è un’avventura: nella strada fattasi semideserta in molti fanno la nostra stessa scelta e si avviano di corsa. Le macchine rallentano ma molti automobilisti sono in difficoltà, il che rende gli attraversamenti imprese inquietanti.

Nel frattempo qualche raggio di sole spunta nella bufera d’acqua che non si arresta, e così, con una luce bagnata ma colorata, riattraversiamo Av. 9 de julio, con le sue 14 (quattordici) corsie automobilistiche e tre semafori. L’attraversiamo con tutta la velocità di cui Cristina (un po’ lenta per la verità) è capace, arriviamo accolte quasi in braccio dai nostri amici.

Il tempo della doccia calda serve per raccontare di nuovo e di nuovo i cento particolari della manifestazione: i manifesti, le facce, le speranze in quelle facce e la contentezza che vi si leggeva per sentire solidarietà da così lontano.

Tutte insieme ci auguriamo che il processo di demanicomializzazione proceda, da quelle parti… e che i continui tagli al sociale italiano non producano una formidabile restaurazione qua da noi, come tanti segnali fanno purtroppo presagire. 

Lucia