giovedì 11 dicembre 2008

MARTEDI’ 9 DICEMBRE 2008

Care amiche e cari amici, 

dopo qualche giorno dal nostro rientro sento che posso cominciare a mettere per iscritto alcune emozioni e alcuni ricordi dell’esperienza argentina…..


Appena rientrato a casa, e anche nei giorni immediatamente successivi, raccontare le giornate e gli incontri avvenuti,  mi induceva emozioni incontenibili che sfociavano in lacrime: era l’orgoglio di aver potuto fare un’esperienza del genere? Era la rabbia nel sentire che la nostra presenza era stata, pur con tutta la nostra partecipazione, marginale e che non si potranno verificare cambiamenti significativi? E’ stato il contatto con l’esperienza delle madri di plaza de mayo, con la loro immensa capacità di trovare un senso alla loro vita, nonostante l’immenso dolore vissuto durante l’aberrante periodo della dittatura militare? E’ stato l’essermi sentito parte di un gruppo nuovo, che mi ha concesso e permesso di conoscere nuove persone e di conoscere nei vecchi amici aspetti , affetti ed emozioni nuove? E’ stato percepire e osservare che, pur in una realtà complessa e soggetta tuttora a violenze sociali e politiche, esistono realtà che potrebbero insegnarci a non venir meno al ruolo di partecipazione, di protesta e di denuncia sociale e politica?


Io penso che i dieci giorni passati a Buenos Aires rappresenteranno un ricordo che continuerà a palpitare, che potrebbe consentirmi, ( spero di consentirci ), di rinforzarci ulteriormente sulle mie/nostre convinzioni, sui nostri ideali  che ci hanno portato a fare la scelta, prima di prendere un aereo, che mira all’affermazione e alla realizzazione di contesti ed esperienze di partecipazione realmente condivisa, fra tutti i componenti partecipanti, anche a costo, delle volte, di scontri  e contrasti non proprio ortodossi (….vorrei chiedere scusa in quest’occasione a Ennio….aspettando chiaramente di poterne riparlare in viva voce…).


Vorrei che queste poche righe potessero essere lette da tutti i partecipanti argentini, ma non solo, vorrei che ciascuno di noi potesse fungere da tam – tam comunicativo all’interno dei propri gruppi ed associazioni, per trasmettere la carica e l’entusiasmo che ho percepito insieme a tutto il gruppo, ma insieme anche ai tanti amici italiani ed argentini presenti a patas arriba…..

Io personalmente non ho visitato nessun manicomio, ma ho percepito l’emozione degli incontri attraverso le testimonianze, le parole, le pause delle persone che ci hanno rappresentato, così come ho visto rinforzarsi la capacità di prendersi uno spazio nel gruppo, di divenire voce rappresentativa del gruppo, da parte di quasi tutti i partecipanti…


Penso che sia questo un punto che ci dovrebbe far riflettere, e sono sicuro che ne avremo modo, sulle possibilità diverse che si possono innescare nella relazione all’interno di un gruppo, che si identifica come gruppo per il senso che ciascuno dei componenti dà alla sua presenza, per il senso che ciascuno di noi ha trovato nell’essere parte di questo progetto.


Un grande ringraziamento lo devo fare alle bellissime donne che erano presenti e ai loro importantissimi contributi apportati al gruppo, sia provenienti dall’esperienza storica dell’ANPIS, come A.Maria, Cristina, Rita, Emilia, Nives, Daniela,….. ma anche grazie alla profonda sensibilità e fermezza delle amiche avvicinatesi a quest’esperienza : Daniela & Daniela , Monica, Tiziana, Lucia…..


Senza di loro questa esperienza sarebbe risultata sicuramente meno significativa, e le ringrazio ancora per la loro capacità di mostrare al gruppo il pragmatismo femminile che in diverse circostanze è risultato fondamentale per superare i momenti critici e i dibattiti vissuti  con eccessiva partecipazione ( a partire dal sottoscritto).


Naturalmente un ringraziamento anche a tutti i baldi giovani che hanno mi hanno donato il loro entusiasmo e che hanno caratterizzato in modo particolare il gruppo Emilia Romagna, a partire dai più “giovani” : Luigi, Egidio, Tuccio…. Fino ad arrivare ai più giovani, il cucciolo David e l’impegnato virgulto Mirco….


Questa è una prima riflessione, scusate se è troppo sintetica, cercherò di proseguire inviandovi altre nuove considerazioni, magari più centrate sugli eventi e le giornate vissute insieme….


Intanto un grosso abbraccio a tutti…


Hasta la Vittoria … siempre !!!!!


NO PARAR !!!!


Giovanni……

1 commento:

lucia berardi ha detto...

caro GIovanni e cari tutti/e, il poco di tempo libero delle vacanze natalizie mi fanno sentire una certa nostalgia del "gruppo argentino", ho fatto qualche telefonata e penso e spero che presto qualcuno organizzerà un'occasione di incontro.
Capisco Giovanni e i suoi vortici emotivi. Dell'Argentina anche a me sono rimaste emozioni forti. Sia per l'insieme di relazioni nuove di zecca e quindi delle curiosità/stanchezze/attrazioni/avversioni/fatiche per tutte, sia perchè queste nuove relazioni erano vissute intensamente come di solito lo sono le relazioni nei viaggi: stai sempre insieme.
Ma anche dall'Argentina, da Buenos Aires, vista da quella postazione visiva che era il progetto Patasarriba cui partecipavo, mi sono rimaste alcune sensazioni molto forti.
Anzitutto mi è rimasta l'idea e la sensazione dell'America LAtina come un luogo vitale, non così tutto "consumato" come l'Europa, un posto con un'energia ancora attiva per creare futuri, la qual cosa qui non è poi così facile anche quando, come me, hai a che fare con figli, nipoti e nipotini.
Quello che abbiamo visto erano donne e uomini che lottavano tenacemente per il futuro: proprio (come i lavoratori del Bauen) o per dare il futuro perduto ai propri figli scomparsi (Madri di P. di Mayo).
Per la città di Buenos Aires abbiamo visto continuamente manifestazioni di ogni genere, comizi dai toni che a noi paiono così lontani da suonare come "esaltati".
L'impressione che ne ho ricavata è che le persone (giovani e vecchie) pensino che il futuro sarà migliore, che ci sarà un futuro, per loro e per i prorpi figli. Il che non è così scontato, se qua in Europa, forse con eccessi di senso di realtà, veramente nessuno pensa più sul serio che un futuro ci sarà (ed è molto deprimente).
L'Argentina come iniezione di ottimismo, come mi pare che anche a GIovanni sia accaduto.
In America Latina credono ancora che nel futuro sia possibile la giustizia sociale, e che ci provano a farla, mentre noi nella migliore delle ipotesi pensiamo a cosa sia meno peggio. Questo li fa lavorare (anche se con contraddizioni ancora più enormi di quello che abbiamo potuto constatare durante il ns. viaggio) per la chiusura dei manicomi proprio mentre in Italia stanno facendo di tutto per ri"aprirli". E io debbo dire che sono convinta che la miseria dell'attuale welfare non consenta il raggiungimento dei nobili scopi di Basaglia.

A parte queste considerazioni, volevo salutare un po' tutti/e, a cominciare da Giovanni, e dirvi che spero di vedervi presto,
Lucia