giovedì 15 gennaio 2009

Visita al parco della memoria - mercoledì 26 novembre

Si potrebbero usare tanti aggettivi per descrivere ciò che abbiamo visto oggi: raccapricciante, orribile, tremendo…ma nessuno di questi termini rende l’idea dell’atmosfera che si respira entrando in un parco realizzato per ricordare. Di esso neanche tutte le persone del luogo conoscono l’esistenza e perfino i tassisti faticano a trovarlo e a portarci lì.


Così arriviamo nella CIUDAD UNIVERSITARIA, in un punto qualunque e ci incamminiamo chiedendo indicazioni per raggiungere questo luogo silenzioso, da cui però sembra emergere un brusio che cresce fino a diventare un unico grande grido collettivo di chi è stato imprigionato e solo qui ha trovato chi gli ha ridato voce e dignità.


La storia di queste persone che purtroppo possono essere considerate a pieno titolo vittime del terrorismo di stato ha avuto inizio nel 1976, quando il regime militare, con un colpo di stato, si è impossessato del potere e per mantenerlo ha messo a tacere coloro che avevano un diverso modo di pensare. Fino al 1983 si è proceduto a un vero e proprio annientamento di persone provenienti dal tessuto culturale e intellettuale: la loro colpa era solo quella di essere uomini o donne con funzione educativa o formativa. Insieme a loro sono stati sequestrati, torturati e poi uccisi uomini e donne che non erano in linea con le idee del regime. Prima della caduta del governo militare vennero promulgate due leggi per la salvaguardia degli assassini. La PUNTO FINAL, che chiedeva di dimenticare ciò che era successo per poter ricominciare da quel punto, e l’altra per discolpare i militari dai crimini eseguiti sotto ordine dei superiori, così alla tragedia subita dalle famiglie dei desaparecidos, si univa anche la beffa di dover continuare a vivere al fianco dei loro aguzzini rimasti impuniti grazie anche al successivo indulto.


Tutto questo non è più accettabile e possibile, dopo l’inizio dei processi nei confronti di chi ha annientato un’intera generazione (più di trentamila i desaparecidos di quegli anni) si è pensato che fosse ora di dare voce e memoria collettiva a queste persone.


Nacque così il PARCO DELLA MEMORIA,voluto dalla città di Buenos Aires non come cimitero per i suoi defunti, ma come luogo di culto in cui l’arte sia portavoce universale e globale.
All’interno del parco troviamo tre sculture scelte con un concorso a cui hanno partecipato artisti di diverse nazionalità, a cui presto ne sono state aggiunte altre due e un enorme muro, a forma di FERITA nella città in cui sono presenti 30000 mattonelle su cui dovranno trovare posto i nomi dei desaparecidos che ancora non sono stati ritrovati e aggiungersi ai 9000 già presenti.


Le storie che ci vengono raccontate durante il nostro pellegrinare all’interno del parco sono agghiaccianti: madri rapite incinte, fatte partorire per poter dare i figli alle famiglie borghesi che non ne avevano, per educarli secondo il regime militare, ragazzi che solo oggi scoprono di non essere figli di coloro che credevano fossero i loro genitori, ma di aver convissuto per più di trent’anni con i mandanti degli assassini delle loro vere madri.


…alcuni di noi restano increduli davanti a queste sequenze di orrori, al fatto che nel resto del mondo non se ne parlasse.


Il luogo scelto per la nascita di questo parco è estremamente importante per il ricordo di quei terribili anni…il RIO DELLA PLATA, proprio qui sono stati fatti precipitare dagli aerei molti desaparecidos, e proprio qui si sono perse migliaia di vite. A esse si è voluto dare un ricordo, una memoria che possa essere di tutti, a partire dai giovani studenti delle scuole che vengono in visita in gita tutti i giorni.


Usciamo da questo luogo affranti e pensierosi, ma sicuramente più ricchi. Domani si andrà a vedere e a condividere la marcia delle madri di PLAZA DE MAJO che continua oggi, come in quegli anni, tutti i giovedì pomeriggio alle 15.00


Virna e Daniela

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