giovedì 15 gennaio 2009

Arrivo a Buenos Aires - sabato 22 novembre

Il volo AZ680 partito alle ore 23.00 da Roma è arrivato a Buenos Aires alle ore 09.33 locale.
Finalmente siamo arrivati in questa grande città dopo un viaggio lungo e faticoso.
14 ore su un aereo che ha fatto rotta verso il Sudamerica sorvolando la Sardegna il grande deserto del Sahara, le maestose acque dell’atlantico, lambendo le coste del Brasile per atterrare,dopo aver imboccato il grande delta del Rio della Plata, sulla pista dell’aeroporto di Buenos Aires.
Scesi dall’aereo ci attendeva un brusco cambio di temperatura: 25°
Alcuni di noi, mentre si attendeva il visto d’entrata nel paese, cominciavano a sfilarsi giacche, pullover ed a rivestirsi con magliette di cotone che prima della partenza aveva avuto l’accortezza di infilare nei loro zainetti.
Guadagniamo l’uscita dell’aeroporto e ci dirigiamo verso i pullman che ci attendono per portarci in albergo. La stanchezza per un viaggio durante il quale solo in pochissimi erano riusciti a riposare si leggeva sul volto di tutti ma la curiosità per ciò che si presentava davanti ad i nostri occhi ci manteneva vigili, all’erta con lo sguardo schiacciato contro il finestrino ed il dito puntato verso ciò che scorreva davanti a noi. E’ circa mezzogiorno e finalmente prendiamo possesso delle nostre camere. Una doccia veloce, un tentativo di stendersi sul letto o rilassarsi su una poltrona e poi via ad assaporare il gusto di questa grande città. Bambini sempre bambini mai sazi ed eccitati da tutto ciò che ci si presenta davanti, un oggetto di artigianato,una scritta sul muro,un cartellone pubblicitario, un monumento, alla ricerca costante di qualcuno accanto a se con il quale condividere la scoperta. Non ha senso scoprire questa città da soli e così i primi giorni cerchiamo l’abbraccio del gruppo ed ogni spostamento è concordato insieme agli altri e non semplicemente per motivi di sicurezza. Vaghiamo per la città ed ogni attraversamento pedonale diviene occasione per esplorare un mondo nuovo. E’ come se alla fine dei tappeti zebrati che ospitano queste ampissime strade ci aspettasse un nuovo spettacolo imprevisto. Rimaniamo affascinati dalla disponibilità delle persone che incrociamo e che fermiamo per cercare una risposta ai nostri frequenti quesiti. Il tempo qui sembra rincorrere la lentezza e restituisce all’incontro un significato inusuale che pure un tempo è appartenuto anche a noi. Spesso la domanda trascina dentro di se la vita di qualcuno di noi, e così ci ritroviamo a parlare della nostra provenienza geografica e dopo un po’ senza accorgercene, piano piano ti ritrovi ad ascoltare storie di amici e parenti italiani con i quali i nostri occasionali interlocutori hanno condiviso momenti della loro esistenza.
Cerchiamo un posto dove pranzare e ci facciamo sedurre da un ristorante che sembra ci offra un pasto dignitoso a prezzi bassi. Le grigliate di carne, pollo e salsicce la fanno da padrona ma non manca chi sente la nostalgia di casa ed opta per gli spaghetti all’italiana il tutto innaffiato da abbondante birra argentina. Tutto a posto ? sembra di si . E’ il momento di raccoglierci e rientrare in albergo ma la città, vuole farci pagare pegno, ci mette alla prova e tenta con il suo fascino di sedurci ci distrae con la sua frenetica ed operosa umanità, con i colori potenti e pieni figli di un cielo cristallino: Manca Andrea ci guardiamo intorno stupiti e pieni di preoccupazione, ci ricontiamo ma Andrea non compare. Bambini!! come se bastasse rifar la conta per rivedere il contorno del nostro amico disegnarsi d’avanti ad i nostri occhi proprio come quando si gioca a nascondino. Ci guardiamo intorno, Andrea non c’è proprio la grande megalopoli sud americana sembra averlo inghiottito nelle sue fauci ed improvvisamente la città si trasforma e sembra mostrarci il suo volto cattivo. Il gruppo organizza le ricerche, si chiede aiuto alla polizia che pattuglia le strade, gli lasciamo una foto per facilitare le ricerche, chiamiamo il consolato italiano a Buenos Aires, i nostri amici dell’ADESAM e l’agenzia di viaggi che ha organizzato il soggiorno in terra argentina. Le ore passano di Andrea non se ne sa nulla. Non ce la sentiamo di star fermi e aspettare che si compia un miracolo. Ci organizziamo per una nuova ricerca dividendoci i settori.
I cercatori, circa 30 ritornano a setacciare il territorio nella speranza di ritrovarlo. Il tempo passa e le facce che si incrociamo sono sempre più tirate e preoccupate.
Sono le sei del pomeriggio quando finalmente una telefonata annuncia il ritrovamento: Tiziana, Annamaria, Daniela e Lucia ci danno la buona notizia, Andrea è di nuovo dei nostri.
Ennio

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